Mi permetto di inviare il "poemetto" che ho scritto perchè dal 2 agosto ricorre nella mia vita Edipo a Colono, non cioè l'eroe giovane su cui ho fatto la tesi e non solo, ma l'Edipo vecchio che torna alla terra, come un seme, o una pianta che marcisce... una poesia sulla morte mi sa, ma soprattutto sulla vita
grazie dell'attenzione, se qualcuno la legge mi dica cosa ne pensa in ogni caso appunto grazie
di fatto siamo tutti semi e figlie cadute (non fate scongiuri :-) )
EDIPO E MARIA ROSA
o della coltivazione dell’orto
I DAVANTI ALLA VIGNA DI LEONARDO
Il libro aperto sulla scrivania
dell’antico palazzo: Edipo, leggo.
Ah Edipo, compagno di studi, tuo
malgrado: il liceo, la tesi in lettere
”Edipo re”. Persino una versione
a teatro, in eroe apocalittico
trasformato. Adesso qui ti ritrovo,
ma non più tiranno, sei a Colono,
invecchiato e io con te:
la terra ora me chiama.
Tu hai un’Antigone accanto, io nessuno.
Dentro me Edipo e Antigone sono uno,
da sola mi avvicino.
II IL VARCO A MEZZOGIORNO
Il mio varco. Lo vedo
fra la madre faggio e il pino rugoso,
nell’ombra dove la zucca si avanza,
cerca un luogo sicuro
per le sue neonate figlie, da semi
generate, benedette dai fiori.
Lì troverò, forse, fresco e penombra,
crepitare di rami sotto i voli
dei merli. Nell’ora in cui tutto tace
solo qualche insetto commenta
tanta assolata pace.
III NELLA TERRA MARCIRE
Le mani nude nella terra, prima
che tutto il tuo corpo e il mio, Edipo,
alla terra torni per concimare e
per marcire. Ciò che marcisce ancora
mi stupisce per il suo trascolorare,
un lavorio del tempo e dei batteri.
No, la morte non muore,
ma ben viva marcisce.
Il marcio io riverisco, il mio futuro
mi mostra, il salto nel buio di un’altra
forma. Nel bosco entrare,
con fiducia, senza sapere ancora
dove sarà l’uscita.
IV ACQUA EDIPO
Edipo si incammina verso il bosco
che ancora piove e il tuono non è voce
di una divinità, ma della terra,
del cielo in sé compiuti e consacrati.
Va, curvo sotto la pioggia battente,
benedetta. Bagnato, allegro ascolta
il canto vegetale, l’acqua fitta
sulle chiome dense. Le gocce cadono
su di lui come pianto, ma di gioia.
Da troppo tempo l’acqua manca, Edipo
nell’andare già sente
il suo fine, la sua meta: tornare
acqua, creare pioggia. Fecondare.
V LINFA ANTIGONE
Alla sua destra, finché può, va Antigone,
figlia, sorella, allieva e sua maestra.
Lei è già madre nell’utero
di misericordia. Ma il suo tempo
non è questo. Lo sa
e non lo sa. Nell’umida
nebbia del bosco in cui svanisce il padre
vede anche se stessa. Lei madre senza
parto è linfa votata
alla prosperità del concimare.
Lei figlia, sorella, madre, compagna
di ogni vita animale e vegetale.
VI NELL’ORTO NOI
Antigone fanciulla amica della morte
e della vita. Vecchio Edipo da tempo
ripulito dall’arroganza, tornato alla vita,
alla vista, andando sotto terra.
Se mi accogliete a voi mi unisco. Andiamo...
Edipo personaggio del mito e della psicanalisi, eroe tragico che senza saperlo uccide il padre e sposa la madre Giocasta da cui avrà vari figli, fra cui Antigone. Edipo, che risolve l’enigma della sfinge, si acceca quando scopre il suo terribile delitto, che pure non ha scelto di compiere, e dopo aver vagato in esilio con Antigone si ritrova a Colono, vicino ad Atene e qui le dee della terra, le antiche divinità materne, lo chiamano. Lui entra nel bosco sacro, muore? Non si sa, ma forse grazie a lui quella terra sarà più fortunata. Anche Antigone finirà sotto terra, ma condannata perché ha voluto seppellire il fratello, nonostante un divieto della legge.
Le due tragedie di Sofocle sono Edipo re ed Edipo a Colono. Sofocle era di Colono.