Questo è il tentativo di essere ascoltata di un’elettrice di sinistra dopo le elezioni politiche del 25 settembre 2022 ed è anche l’espressione di una flebilissima, ormai quasi inesistente, speranza che dirlo per l’ennesima volta serva a qualcosa. Non sarò breve perché presto e bene raramente vanno d’accordo.
Preciso subito che non mi interessa parlare della destra e che in quel campo includo Italia Viva ed Azione, che se avessero voglia davvero di fare politica si rimboccherebbero le maniche e si prenderebbero quel campo di destra liberale ed europea perché gli appartiene insieme a Forza Italia e caccerebbero la destra estrema che al momento lo occupa, secondo me abusivamente, nell’angolo in cui dovrebbe stare. La colpa non è di chi ha preso i voti ma di chi non li ha presi e non ha saputo e/o voluto portare la gente al voto. Dico anche voluto perché sono convinta che una parte della classe politica, trasversalmente, preferisca l’astensione alla lotta per aumentare la partecipazione, un po’ per mediocrità e un po’ perché questo livello di partecipazione gli permette di restare nella sua zona di comfort.
Piccolo preambolo sulla guerra: la maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi e
non si può pensare di togliere l’IVA sulle armi, dire che non ci sono i soldi per le bollette,
portare al 2% del PIL le spese militari e poi prendere i voti da sinistra. Così i voti li prende la destra non la sinistra.
Tutto inizia con la caduta del #governodeimigliori (amici di Confindustria secondo me).
Nessuno ha fatto cadere il governo Draghi che non è mai stato sfiduciato. Da non elettrice del M5S vorrei fare una domanda a tutti coloro che gliene imputano la responsabilità: se nel decreto aiuti invece dell’inceneritore di Roma si fosse messo lo ius scholae la Lega lo avrebbe votato? Ovviamente no. Si tratta di battaglie identitarie per questi partiti quindi chiunque voglia fare il Presidente del Consiglio toglie l’inceneritore dal decreto aiuti e lo mette in un altro decreto in modo che l’aiuti passi. Successivamente mette l’inceneritore in un nuovo decreto, che passa comunque, perché dopo la scissione, secondo la mia opinione propiziata sia dal PD che da Draghi, il M5S non può più dare troppi pensieri al Governo e il Governo non cade; ma c’è un ma, anzi due: il Presidente Draghi voleva andare al Colle e lo fece chiaramente intendere nella sua conferenza di fine anno in cui disse che si poteva proseguire sulla strada da lui tracciata anche senza di lui, il discorso del “nonno al servizio delle Istituzioni” e, in secondo luogo, il Presidente Draghi più di chiunque altro sapeva quale macelleria sociale stesse arrivando e quale danno la sua sudatissima (e non è ironico) immagine di uomo capace di risolvere qualsiasi problema ne avrebbe avuto, quindi ha preferito farsi da parte.
La famosa “agenda Draghi”, sposata dal PD e da Calenda e Renzi (furbo a mandare avanti
l’altro ma peggio per lui che se n’è fidato): tutti i media mainstream parlavano di Draghi con un consenso al 48% dei votanti ma con un’astensione del 40% significa che Draghi ha il consenso di meno del 30% degli italiani. Cioè il 70% varia da: ‘non è il mio riferimento’ a ‘lo detesto’ con una maggioranza del secondo tipo. Se non si capisce questo forse chi sceglie le linee politiche dovrebbe fare altro e non perché lo dico io ma proprio perché ci sono arrivata io e non loro. Questo posizionamento, inoltre, se è perfettamente comprensibile per il duo Renzi Calenda, che stanno alla sinistra come una laureata in lettere ad indirizzo pedagogico sta al Ministero dell’economia, non lo dovrebbe essere affatto per un partito come il PD, che vorrebbe farci credere di essere di centro-sinistra ed è stato un regalo che Giorgia Meloni non si sarebbe aspettata nemmeno nei suoi sogni più rosei. Secondo YouTrend al 15 gennaio 2021 Fratelli d’Italia era al 16,3% (il massimo da quando era nata).
Parlando dei programmi dal PD a SI/EV e al M5S sino ad Unione Popolare c’erano diversi
punti in comune. Il partito più grande era ovviamente il PD e il programma, che non erano le magnifiche sorti e progressive ma non era male, era totalmente privo di credibilità perché le battaglie per il lavoro buono e tutelato, per la scuola pubblica e per la sanità pubblica, per il diritto all’aborto sicuro e gratuito (si è un diritto), contro le mafie, per il salario minimo e ocntro il gender gap non si fanno in campagna elettorale, si fanno prima, parecchio prima; poi magari si perdono ma gli elettori vedono che le si è fatte e se ne ricordano (a proposito di credibilità: nel 2018 sempre FdI era al 4%). Non si può approvare la riforma fiscale di Draghi che premia chi guadagna di più e poi andare a chiedere i voti a chi guadagna di meno.
Togliere il cashback è stato un errore epocale, non tanto per quel poco che se ne poteva
trarre ma per il messaggio che è passato: non ci importa niente di combattere l’evasione
fiscale e questo vale per tutti quelli che l’hanno votato. La dote ai diciottenni poi è una stupidaggine assoluta. Si usino quei soldi per garantire il diritto allo studio a tutti invece di
garantire una dote anche al ragazzo milionario che magari vuole fare scelte diverse da quelle che vorrebbe la famiglia. Se la coperta è corta si copre chi ha più freddo.
Sempre a proposito di credibilità mi sono sentita persino dire “Renzi noi lo abbiamo mandato via”; quando? Renzi non è stato mandato via ma se n’è andato lui, dopo aver diligentemente completato la sua opera di devastazione e comunque non è servito a niente se poi non ci si è battuti per abolire le sue leggi. Allo stesso modo mandare a casa Berlusconi non serve se non abolisci le leggi-vergogna contro le quali mi hai portato in piazza e non fai una vera legge contro il conflitto di interessi (che non riguarda solo lui per altro); così come mandare a casa Salvini non serve se non abolisci i decreti sicurezza. Devi farla la battaglia se vuoi essere credibile; magari la perdi ma io mi ricordo che l’hai fatta invece nè il PD né LeU né il M5S e hanno fatte queste battaglie durante il Conte 2.
Vogliamo poi parlare dell’allarme fascismo? Da sestese posso solo dire: dopo averci abbandonati alla destra solo due mesi fa con che coraggio ci venite a chiedere i voti contro quella stessa destra? Con che coraggio! Con un candidato renziano che ha visto il confronto elettorale trasformarsi, non certo per sua volontà ma perché nelle condizioni date era inevitabile, in un confronto tra padri: il padre sopravvissuto ad Auschwitz contro il padre fascista convinto sino alla morte. Uno scontro di cui purtroppo, e non senza responsabilità di tutto il campo antifascista, ai cittadini angosciati dall’emergenza economica importa zero. Se dopo quello che era accaduto si voleva dare un segnale di credibilità almeno in questo collegio così simbolico ci voleva una candidata giovane, non paracadutata e di sinistra, che parlasse di scuola pubblica, già al collasso prima e devastata da due anni di pandemia, di sanità pubblica, già ridotta al lumicino prima del CoViD in una regione dove se non paghi non ti curi in tempi ragionevoli e di lavoro buono che è ormai più raro dei famosi panda, soprattutto per i giovani e chiarendo dall’inizio che non era interessata al padre della signora Rauti. Non conosco le disponibilità ma credo che il PD almeno una ce l’avesse. Magari non avrebbe sconfitto la signora ma si sarebbe giocata la partita. Così si combatte l’allarme fascismo se davvero si crede che ci sia il rischio e se proprio non ci si vuole alleare con chi ha almeno il 10% dei voti (che poi si è dimostrato essere il 15,4%). Questo chiede la legge elettorale che non solo ha fatto anche il PD ma non ha nemmeno cercato di cambiarla. Il richiamo all’antifascismo è stato lanciato ad ogni elezione negli ultimi anni, salvo poi dimenticarsene il giorno dopo e con una parte di quella destra farci i Governi. Un simile comportamento sminuisce il valore stesso dell’antifascismo e questa è una responsabilità enorme di chi lo ha attuato nel centro sinistra.
Ultimo ma non meno importante: le candidature. Me lo ricordo molto bene l’appello accorato e totalmente inascoltato dei dirigenti del PD di Bologna per non avere Casini. In cambio gli hanno messo Civati così Pippo non è stato eletto e Casini si.
Ora qui in Lombardia ci saranno le regionali e sento ancora parlare di Cottarelli. Davvero? O magari qualche altro renziano? Ma volete perdere per forza, cioè ci tenete proprio! Beh io no perché vorrei potermi curare in tempi ragionevoli, vorrei vedere il diritto all’aborto garantito, le case popolari manutenute e assegnate, vorrei vedere una politica ecologista che non sia “compratevi l’auto elettrica” che costa uno sproposito, vorrei un trasporto pubblico locale funzionante ed accessibile, vorrei che le scuole private se le pagasse completamente chi se le sceglie.
Capisco benissimo che le campagne elettorali costano e come tutto questo sia incompatibile col finanziamento privato alla politica, perché difficilmente si riceveranno finanziamenti privati combattendo il profitto sulla sanità e la precarietà sul lavoro o combattendo per la scuola pubblica e contro le mafie ma chi è causa del suo mal pianga se stesso. Tutti i partiti, archiviando la questione morale come un vecchio arnese, hanno screditato le Istituzioni Repubblicane portando i cittadini a considerarle solo un costo invece che una garanzia per tutti.
Cosa penso si dovrebbe fare? Credo che il PD dovrebbe essere lasciato al suo ineluttabile destino democristiano (centrista per i più giovani) e lo dico con dispiacere, soprattutto per la stima e l’affetto che mi lega ad alcuni dei suoi dirigenti e che tutto ciò che è a sinistra del PD ma proprio tutto, dovrebbe pretendere le dimissioni dei suoi dirigenti - a prescindere dalla loro età - da qualsiasi incarico per lasciare spazio a persone nuove, non per forza giovani ma nuove nella politica e ugualmente che i primi siano disponibili a restituire a questo paese un po’ del molto che ne hanno ricevuto. Si mettano da parte pronti a dare una mano senza pretendere nulla in cambio. La sinistra si metta in cammino e, esattamente come la destra di Italia Viva ed Azione avrebbe un lungo cammino davanti per conquistarsi quello spazio che gli appartiene anche la sinistra ha un grande lavoro da fare per costruire qualcosa che abbia senso, prospettive e credibilità. Non voglio più sentire i ragazzi dire che se ne vogliono andare perché questo paese non ha futuro. Voglio lavorare con chi ci crede per darglielo un futuro ma non sono disponibile a farlo con chi questo disastro annunciato ha propiziato con la propria miopia, i propri piccoli orticelli, la propria totale inconsapevolezza delle difficoltà dei cittadini normali e vorrei che chi invece si è battuto inascoltato perché questo disastro non avvenisse fosse finalmente ascoltato.
Probabilmente tutto il tempo impiegato a scrivere questi pensieri è stato inutile ma lo dovevo innanzitutto a me stessa e poi a tutte le persone con le quali ho discusso e dalle quali mi sono sentita dire che so solo criticare come a dire che dircelo tra noi non serve. È vero, avete ragione, non serve e quindi io provo a dirlo pubblicamente, se ci riesco. Io non me ne vado!
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